Negli ultimi mesi, anche a Inveruno, piccolo comune dell’Alto Milanese tradizionalmente caratterizzato da una forte identità locale e da un tessuto sociale stabile, si iniziano a notare segni di cambiamento. Come in molti altri paesi dell’hinterland milanese, stanno arrivando nuove famiglie provenienti da paesi asiatici, in particolare dal Pakistan a religione islamica.
Questa presenza, ancora numericamente contenuta, rappresenta una novità per una comunità che, fino a oggi, era rimasta ai margini dei principali flussi migratori che hanno interessato le grandi città lombarde. Si tratta per lo più di nuclei familiari che si sono trasferiti per motivi di lavoro o di ricongiungimento, e che portano con sé tradizioni, abitudini e codici culturali differenti.
In paese si notano, ad esempio, abiti tradizionali lunghi e colorati indossati dagli uomini e veli integrali o hijab portati da alcune donne, segni visibili di un’identità religiosa e culturale radicata. Per molti cittadini, si tratta di una novità che suscita curiosità, interesse, ma anche qualche domanda sul futuro della convivenza e dell’integrazione.
Come spesso accade di fronte ai cambiamenti rapidi, le percezioni si dividono. Alcuni residenti accolgono la diversità come un arricchimento, sottolineando l’importanza di mantenere un clima di rispetto e dialogo. Altri, invece, manifestano preoccupazione o incertezza, temendo che le differenze culturali possano creare distanze difficili da colmare.
In particolare, la questione del velo integrale — che in Italia può sollevare dubbi legati al riconoscimento personale e alla sicurezza — viene talvolta percepita con disagio. Tuttavia, va ricordato che il tema è regolato da leggi nazionali che bilanciano libertà religiosa e norme di ordine pubblico: la libertà di espressione religiosa è garantita dalla Costituzione, ma resta vietato nascondere completamente il volto nei luoghi pubblici se ciò impedisce l’identificazione.
“L’integrazione funziona solo quando c’è dialogo –. È importante che le nuove famiglie si sentano parte della comunità, ma anche che chi vive qui da sempre possa comprendere le loro usanze senza sentirsi minacciato.”
Inveruno, con la sua dimensione raccolta e la sua tradizione di solidarietà, può rappresentare un laboratorio interessante di convivenza, in cui affrontare in modo costruttivo temi che stanno emergendo in molte realtà italiane: la coesistenza di culture diverse, il rispetto dei valori condivisi e la sicurezza come elemento di equilibrio e fiducia.
Non si tratta solo di “presenze nuove”, ma di un’occasione per riflettere sull’identità contemporanea del paese: su come cambia, su cosa resta e su come costruire un futuro comune che non rinunci né alle radici né al rispetto delle diversità.