Vigevano – Un ronzio familiare, quello del trapano del dentista, e la promessa di cure a prezzi convenienti. Ma a Vigevano, in provincia di Pavia, dietro la facciata di un laboratorio odontotecnico apparentemente innocuo, si nascondeva un incubo ben più sinistro. I Carabinieri hanno squarciato il velo su una realtà agghiacciante, denunciando tre persone – un uomo e due sorelle – che avrebbero esercitato abusivamente la professione di dentista, offrendo prestazioni di bassa qualità e, in un caso che getta un’ombra ancora più cupa sulla vicenda, arrivando a proporre uno “sconto” sulle cure in cambio di favori sessuali. Una storia di illegalità e sfruttamento che rivela i pericoli del mercato sommerso della sanità e la vulnerabilità di chi cerca disperatamente soluzioni a costi ridotti.
Le indagini, partite dalla denuncia coraggiosa di una donna, hanno svelato un sistema illecito “consolidato” e con una “precisa suddivisione dei ruoli”, gestito da individui privi delle necessarie qualifiche accademiche per esercitare l’odontoiatria. Un solo titolo, quello di odontotecnico, ma non di dentista abilitato, per una delle sorelle, a coprire un’attività che metteva a serio rischio la salute dei pazienti.
La scoperta e lo shock: un sistema illecito smascherato
La scintilla che ha acceso l’inchiesta dei Carabinieri è scattata lo scorso settembre, con la denuncia di una donna coraggiosa. Il suo racconto ha dipinto un quadro inquietante: si era rivolta al laboratorio di Vigevano, attratta presumibilmente da prezzi più accessibili rispetto alla media del settore, per sottoporsi a cure dentistiche. Ma la sua esperienza si è trasformata in un vero e proprio calvario quando uno degli indagati, l’uomo, le avrebbe esplicitamente proposto di abbassare significativamente il costo delle prestazioni mediche in cambio di “avances sessuali”. Una richiesta abominevole, che ha trasformato un servizio sanitario in un ricatto, violando ogni principio etico e legale.
La denuncia della donna non è caduta nel vuoto. I Carabinieri, allertati da questa gravissima accusa, hanno avviato un’indagine meticolosa, raccogliendo elementi e verificando la veridicità delle dichiarazioni. Quello che inizialmente poteva apparire come un caso isolato di estorsione o molestia, ha rivelato ben presto una trama molto più fitta e organizzata. Il laboratorio, che avrebbe dovuto limitarsi alla produzione di protesi dentarie su indicazione di un dentista abilitato, era in realtà un vero e proprio studio dentistico abusivo, dove venivano eseguite visite, diagnosi e interventi direttamente sui pazienti, senza alcuna abilitazione.
La paziente che ha avuto il coraggio di denunciare è stata probabilmente una delle tante vittime di un inganno ben architettato. È plausibile che, all’interno del laboratorio, l’atmosfera fosse volutamente ambigua, con un’offerta di servizi che sfumava dal lecito all’illecito, sfruttando la fiducia e la speranza di chi cercava cure a buon prezzo, magari in un momento di difficoltà economica. La figura dell’uomo, che faceva le “avances”, era evidentemente una parte integrante di questo sistema per manipolare i pazienti.